12 Settembre,2024
Qualcosa nel tono di Blayne l'ha spinta a percorrere il rientro al penitenziario di corsa. Il sottile presentimento di qualcosa di sbagliato è divenuto concreto quando ha superato l'ingresso e se l'è trovata di fronte.
Silenzio, nessuna parola, saluto o sorriso, concedendole giusto il tempo di cambiarsi prima di imboccare l'uscita della base verso casa.
All'inizio ha rispettato il suo silenzio confinando i suoi timori dietro una scorza di autocontrollo, limitandosi ad occhiate brevi, furtive, e mantenendo quel religioso distacco che era da tempo che aveva annullato.
Al Drunken è rimasta sulla soglia, salutato Killian con un cenno e uno scuotere della testa quando, anche lui, s'è reso conto che qualcosa non andava
Il tragitto dal locale a casa è stato meno silenzioso, c'ha provato a cavargli fuori di bocca una spiegazione; c'ha provato a sondare il terreno per capire quale fosse il problema e ad ogni risposta fugace, l'animo si logorava, tormentato da quell'ignoranza a tal punto, da non ritenerla più sostenibile. S'è resa conto d'avere paura Kim. Paura che qualcosa fosse cambiato, paura, che la sottile bolla di felicità in cui erano riusciti a rinchiudersi nonostante tutto e tutti, si fosse rotta.
La paura cede il posto alla confusione nel momento in cui, arrivati a casa, il muro di silenzio e distanza si infrange. Il distacco si scioglie e lei si trova stretta nel suo abbraccio, inerme nell'osservare Blayne mutare e sgretolarsi lentamente contro di lei.
Soffre. Lui non glielo dice, ma lo capisce dal modo in cui la tocca, con la paura di vederla sparire da un momento all'altro.
Il cuore si stringe quando lui, seduto, inizia a raccontare. Scivolano via i dettagli di routine e la mente si focalizza sul fulcro.
L'incubo
Lei che muore, innalzata come trofeo con la sola colpa d'essere una mutante. Lei che muore dopo aver combattuto, sola, per la sua vita. Lei che muore, sotto gli occhi impotenti di lui che ora la fissa, senza più trattenere il pianto, mentre le racconta di come non fosse stato in grado di arrivare in tempo, raccontandole dettaglio per dettaglio la sua fine come se la stesse rivedendo ancora e ancora.
Lo guarda Kim, incapace di toccarlo, consapevole che il minimo tocco l'avrebbe fatto crollare. Guarda la birra mentre lui gliela porge, raccontandole tutti i suoi rimpianti, tutto quello che avrebbe voluto fare con lei o per lei e che, invece, è sfumato, perchè lui ha atteso e la morte invece no. La prende la birra ma non la beve, se la rigira tra le dita e poi la posa.
Lo tira a sè, l'unico gesto coerente che si sente di fare senza azzardarsi a dirgli una parola. Lo stringe, facendogli sentire la pressione delle mani attorno alle spalle e lungo la schiena, permettendogli di nascondere il volto contro al suo collo.
Non prova a farlo smettere di parlare, lasciandolo libero di sfogarsi e raccontarle cosa è avvenuto dopo. Il combattimento, il desiderio di vendicarla, il suo rimpianto più grande, e come alla fine, stremato anche lui, abbia trovato una sorta di pace in Irlanda, dove non sono riusciti ad andare ma solo a programmare.
" Ti amo Kim, Ti amo"
Glielo mormora contro al collo, la voce rotta. Il pianto e la disperazione di un uomo che ha assistito impotente alla morte della persona che ama. Lei vive il pensiero della sua morte con un distacco che non si aspettava, ma lo sente il cuore soffrire mentre si fa carico dei tormenti di Blayne e li rende suoi.
" Era un incubo."
La voce è rotta, eppure non piange. Lui non sembra accorgersi di niente, mormora qualcosa ancora ritrovandosi ben presto due mani salde che lo costringono a guardarla negli occhi.
"Guardami, sono qui. Siamo qui. Insieme."
Lo trascina a letto, sentendo la necessità di stendersi, oppressa dall'incubo che l'altro ha vissuto. Se lo stringe addosso, permettendogli di piangere per tutto il tempo necessario e buttare fuori tutto il dolore provato.
Gli concede il lusso di essere, per una volta, semplicemente un uomo e non una guida.
Gli concede il lusso, per una volta, di crollare senza essere giudicato.
Ed alla fine, gli regala, più e più volte quella notte, la consapevolezza di non essere più il solo ad amare qualcuno.